Eakos presenta il suo nuovo singolo, “Che fatica”, parlandoci di come è entrato in contatto con il mondo della musica, dagli ascolti dei suoi genitori all’importanza del suo amico e collega, Bellant. Un artista poliedrico il cui marchio di fabbrica è riconoscibile e distintivo.

Ciao Eakos, benvenuto a Club Hip Hop. Puoi parlarci del tuo nuovo singolo Che Fatica? Di cosa parla e come è nato questo brano?
Ciao e grazie per l’opportunità! “Che Fatica” rappresenta proprio quel momento della giornata in cui ti guardi allo specchio e rifletti su quanto possa essere stancante la vita. Ho scritto questo brano per ridimensionare dei problemi che esistevano solo nella mia testa. Ho voluto trasformare delle paranoie che non mi facevano dormire bene in immagini, che ora come ora, mi fanno vivere con estrema leggerezza.

Come ti sei avvicinato alla musica?
Ho iniziato a suonare la chitarra elettrica all’età di 13/14 anni, però mi sono avvicinato al mondo della musica da subito praticamente. Ero veramente piccolo quando ho iniziato ad ascoltare la musica che mi facevano sentire i miei genitori. Da quel punto di vista credo di essere stato fortunato, perché ho preso subito una direzione fortemente elettronica, il rap è arrivato successivamente.

Chi è stata la prima persona a credere in te?
La persona che ancora oggi mixa e masterizza tutti i miei brani, Federico, in arte Bellant. Subito dopo è arrivato Jacopo, amico da sempre ed è colui che oggi segue da vicino lo sviluppo di tutti i miei progetti.


Ascolti rap europeo? C’è una scena che ti intriga?
Certo, in Europa, come in Italia negli ultimi anni, c’è sempre stata una scena incredibile. Mi piace molto il rap inglese, mi ascoltavo Skepta e poi sono passato ad altri come Headie One, Tion Wayne e Russ Millions.


Rispetto a quando hai iniziato in cosa credi di essere migliorato maggiormente?
Sicuramente nella stesura di un testo. All’inizio mi risultava davvero complicato riuscire ad esprimere quello che volevo comunicare con poche parole. Diciamo che sto lavorando sulla sintesi dei concetti in generale.


Credi che la parte malinconica presente in buona parte dei tuoi pezzi sia una sorta di tuo marchio di fabbrica?
Questa domanda mi fa sorridere ma penso proprio che la risposta sia un bel “si”. Involontariamente ho fatto si che il mio lato riflessivo diventasse un fattore costante, sia nei testi che nelle melodie. Basti pensare che la maggior parte delle mie canzoni attualmente pubblicate, sono state tutte prodotte con note e accordi in “minore”. Questo significa che le melodie suonano in maniera più cupa e triste.

Secondo te la scena di Milano di 10 anni fa, in cui più o meno hai iniziato a muovere i primissimi passi, è cambiata positivamente?
È giusto sottolineare e non dimenticare mai, quanto Milano sia stata importante nella scena rap italiana in generale. Ha creato connessioni, ha eretto un impero di cui onestamente ci possiamo vantare anche all’estero. Quindi la risposta è si.