Dal 9 luglio è disponibile in digitale Persiane del ‘40, l’album di debutto di Alessandro Proietti, pubblicato per la label La Grande Onda fondata da Tommaso “Piotta” Zanello. La produzione è stata affidata a Biok (Edoardo Baiocchi), già producer per Uale, artista della generazione Z e unico featuring presente nel disco. Dal suo quartiere di origine, Garbatella, in cui è cresciuto e al quale è fortemente affezionato, si sviluppano le storie di Alessandro tra l’amore per la propria famiglia e la dolorosa perdita del padre, al quale dedica il brano Bussola.

In dieci tracce che sperimentano una rosa di sonorità variegate, tra rime strette ed episodi più melodici, l’artista alterna racconti di vita e angoli della propria personalità, messi a nudo di getto.

Abbiamo però il grande onore di aver potuto intervistare Alessandro, artista molto disponibile con il quale abbiamo potuto fare una chiacchierata sul present e sul futuro, intervista che trovate qui sotto.

L’intervista ad Alessandro Proietti

  1. Ciao Alessandro! Innanzitutto ti chiediamo: vuoi raccontarci chi è Alessandro Proietti?

Sono una di quelle persone che necessita di esprimersi attraverso la creatività.

Con la musica mi espongo in prima persona, con la recitazione vestendo i panni di altri.

Sono due percorsi molto differenti ma che in realtà si completano a vicenda.

Capire gli altri ci aiuta a capire noi stessi.

  1. Cosa ti ha spinto a intraprendere una carriera musicale, oltre a quella della recitazione?

La musica mi accompagna dal lontano 2006. Ho cominciato a scrivere molto presto ma prima di incidere i primi pezzi ho fatto passare diverso tempo. È una passione che è sempre andata di pari passo con la recitazione quindi ho coltivato tutto in maniera molto naturale.

  1. Persiane del ‘40 è il tuo primo album, come è stata la preparazione? Chi ti ha accompagnato nel viaggio per dare alla luce questo tuo esordio?

L’album inizialmente non era stato concepito come tale. La figura fondamentale per il progetto è stata Edoardo (Biok), amico e produttore che mi ha stimolato attraverso i suoi beat. Io li ho riempiti scrivendo di getto mentre il tutto assumeva sempre di più una forma musicalmente coerente, aveva un filo conduttore. Devo ringraziare tantissimo Tommaso “Piotta” Zanello per essersi appassionato al progetto, Cristiano Boffi, Cristiana Lapresa e La Grande Onda.

  1. Vuoi descriverci il tuo stile musicale? Si sentono varie influenze, tra rap, indie e melodie. Che percorso hai fatto per arrivarci? Quali artisti ti hanno ispirato?

Sono partito dal rap, Eminem è stato il mio primo ascolto sul genere quando ero piccolissimo, poi ho scoperto tutto il resto e mi sono avvicinato al rap italiano con Fibra.

Quando ho cominciato a scrivere avevo il bisogno di utilizzare tante parole, concentrarmi sul significato, però ho sempre amato molto anche le melodie, da bambino andavo in giro cantando canzoni di Bennato, Battisti, Mango e Zucchero.

Quel che ho fatto è cercare di fondere le due cose, quindi dare peso al testo ma non lasciare la sonorità in secondo piano. Credo di aver raggiunto un risultato maturo che è in continua evoluzione. Non riesco a categorizzarlo, mi piace così.

  1. Sei originario di Roma, precisamente del quartiere Garbatella. Sei molto attaccato alle tue radici? Quanto questo ha influito sul disco?

Sì, sono molto attaccato al mio quartiere e alla mia città. Ha influito il giusto, è stato il punto di partenza per sviluppare il concept di un album che andando avanti nelle tracce prende una piega sempre più ampia e personale. Il titolo stesso parte da qui essendo ispirato alle finestre di casa mia.

  1. La tua esperienza in Suburra, quanto ti ha aiutato artisticamente a cimentarti nella musica?

Suburra mi ha aiutato come artista, è stata un’esperienza bellissima da cui ho imparato tanto e che ha dato la possibilità a Tommaso (Piotta) di conoscermi anche musicalmente, per poi cominciare questo percorso insieme. Partecipare a un prodotto iconico come Suburra a volte può essere un’arma a doppio taglio, ma è sicuramente anche un grande piacere.

  1. L’album mostra una tua parte molto personale, molte delle tracce sono come pezzi di vita raccontati per farti conoscere. La musica ti aiuta ad esprimerti più intimamente, o sei una persona di per sé già estroversa?

Tendenzialmente sono una persona estroversa, amo stare con le persone ma difficilmente mi apro con chiunque. Ho tante persone disposte ad aiutarmi nel momento del bisogno ma caratterialmente le cose negative le tengo per me, non voglio appesantire gli altri e rovinare la qualità del tempo. La musica mi permette di fare questo, è lo strumento con cui analizzo le mie difficoltà e le rendo costruttive.

  1. Cosa riserva il futuro ad Alessandro Proietti? Cinema, musica… e poi?

Cinema, musica e i miei affetti sono tutto ciò di cui ho bisogno.

Purtroppo non posso prevedere il futuro, ma più questi tre elementi saranno presenti nella mia vita, più sarò felice.

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