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Dj Shocca il game: 60 Hz  II – 21 anni dopo

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Dj Shocca e 60 Hz: un mantra inscindibile per gli appassionati di rap italiano. Era il 2004, quando il producer pubblicò 60 Hz per pura esigenza personale e passione verso un certo tipo di musica.

L’album, è diventato un punto cardine della cultura hip hop italiana, ed è stato in grado di influenzare varie generazioni. 60 Hz, è ormai leggenda. Il disco, è riconosciuto come un classico senza tempo.

Il progetto, in origine, non si poneva alcun obiettivo, se non quello di ambire a trasmettere la magia del rap, attraverso le sacre fonti delle strumentali old school, e un comparto lirico formato da MC vogliosi di esprimersi, mettersi in gioco ed esternare necessità esteriori/interiori.

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60 Hz, sia dalla critica, che dal pubblico, è ritenuto un capolavoro. Il disco è stato certificato come un prodotto in grado di ridefinire i canoni del rap game italiano.

Dj Shocca, 21 anni dopo, ha deciso di riproporre il secondo capitolo di 60 Hz, accettando una sfida ardua, complessa, ma allo stesso tempo affascinante e travolgente.

Dj Shocca sarà riuscito a colmare il gap generazionale e qualitativo con 60 Hz, disco che ha segnato più di un’epoca, ed è impresso nei cuori, nelle menti e nelle anime di molti ascoltatori? Scopriamolo insieme.

21 anni dopo, Dj Shocca, ha deciso di rimettere mano ad un album consacrato da addetti ai lavori e fruitori. Già nel 2023, con Sacrosanto, il producer, ci ha offerto un assaggio intrigante della sua capacità di reinventarsi, senza tradire il suo essere più profondo.

60 HZ II, si fonda su due parole chiave: coerenza artistica. Più che un’evoluzione del primo capitolo, l’album, appare come una rivisitazione del progetto.

60 Hz II è un lucido Déjà vu, constatato dalla sapienza di un’arte che tramanda sé stessa attraverso due decenni. Dj Shocca, in 60 Hz II, ha ereditato il suo sound, ma non lo ha attualizzato all’epoca odierna.

Lo ha semplicemente riproposto e cesellato in un contesto differente, totalmente slegato da quello di 60 Hz. Dal 2004 ad oggi, la scena rap italiana, è drasticamente cambiata, la metamorfosi è stata clamorosa, a tratti scioccante.

Dj Shocca, in uno scenario del genere, decide esclusivamente di trasmettere le sue conoscenze. Shocca, attinge linfa vitale dalle radici, e la eleva dal suolo.

I tappeti musicali di 60 Hz II rispecchiano a pieno ciò che avevo immaginato prima della release. Il sound è un concentrato hip hop, totalmente fedele al codice del maestro.

Dj Shocca, non tradisce sé stesso, ma allo stesso tempo, trova nuove chiavi di interpretazione. I rimandi, i richiami a 60 Hz, sono innumerevoli, e non poteva essere altrimenti, poiché 60 Hz II è anzitutto un omaggio verso la matrice che l’ha generato.

È il 2004 nel 2025. L’old school che rivendica la sua saggezza. Shocca, cuce, rielabora, penetra nella memoria genetica e riformula dal suo stesso DNA.

60 Hz  II, è l’apoteosi del background. Shocca, si catapulta nell’Animus, rivive ricordi, e li espande in un nuovo universo. Tutto è cambiato, eppure l’essenza è ancora intatta. L’opera è compiuta, in tutti i sensi, e in tutte le sue sfumature.

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In un producer album fitto di ospiti (24 per la precisione) è inevitabile che all’interno della tracklist, siano presenti degli alti e bassi. I rapper coinvolti da Dj Shocca, avevano il difficile compito di approcciare ad un classico senza tempo e provare a non sfigurare.

Un nome su tutti, è riuscito a brillare e irradiare la sua luce sgargiante e calorosa: Ghemon. L’artista, amico fraterno di Dj Shocca, torna a fare rap, e che rap! Ghemon, chiude i giochi già nella strofa di 60 Hz II.

La strofa è un concentrato di poetica e contenuto, esaltante. Il flow cadenzato, crea la magia. La performance di Ghemon, viene consacrata definitivamente in Stella Nera.

Ghemon in 60 Hz II è nel suo prime, e tira fuori delle prestazioni notevoli. Metriche, tematiche, linguaggio, espressività al mic – caratterizzata da un atteggiamento molto Zen – e poesia. Ghemon, in 60 HZ II, rasenta il top di gamma.

La title track è un’intro in cui risalta anche la penna di Mistaman. La strofa del rapper trevigiano, ci introduce nel viaggio in maniera meravigliosa. Mistaman, in Quelle Sere con Clementino, non riesce a replicare il livello raggiunto nell’incipit del disco.

Ele A, sembra una B-Girl della Brooklyn anni ’80. La rapper, conferma la sua innata caratteristica di estrapolare concetti con un flow d’altri tempi. La combo con Nitro è spaziale.

Il rapper vicentino, sfoga tutta la sua rabbia attraverso una penna solida e caparbia. Nitro, in 60 HZ II, sforna la solita delivery da vichingo, e lo fa costruendo una struttura ritmica di tutto rispetto. Inoki e Danno, si esibiscono nella traccia a sfondo sociale dell’album. Tra i due, si nota una straordinaria affinità, culminata però da strofe non memorabili.

Frank Siciliano, Stokka e MadBuddy, offrono un rendimento nella norma, dimostrando di poter essere protagonisti anche nell’epoca odierna. Neffa firma una strofa che supera quasi tutte quelle del suo nuovo album solista – e questo, più che una sterile critica, è un merito da evidenziare – .

Se su Primo i giudizi sono di pancia, non possiamo esimerci dall’affermare che Izi, sembra aver perso smalto e creatività nella penna. Ernia e Gemitaiz, apportano romanticismo e uno stato onirico sul beat, ma le strofe non coinvolgono a dovere.

Lì dove Egreen, appare un po’ incastrato nel suo solito flusso, Tormento sorprende e innalza la caratura di Sempre Grezzo II. Clementino firma una delle prestazioni più sottotono dell’intero progetto, ma probabilmente le vere delusioni di 60 Hz II sono Guè e Jake La Furia.

Rendez Vous Col Delirio II, non rispetta minimamente le aspettative: i Club Dogo, non presentano una scrittura accattivante. Guè e Jake, si riprendono parzialmente in Fiamma Viva e Ghettoblaster II, ma i due rapper, appaiono tra quelli meno ispirati dell’ intera tracklist.

Nel comeback di Brava Gente, troviamo un Nerone più in forma di Ensi. Silent Bob e Johnny Marsiglia, non incidono a dovere. 60 HZ II è permeato da testi che approfondiscono poco la società e/o l’industria discografica odierna.

L’album, anche nel comparto della scrittura, è quasi interamente un revival. Da questo punto di vista, gli artisti, potevano osare maggiormente ed utilizzare 60 Hz II come una cassa di risonanza per argomentare ed approfondire con un’intensità e uno spessore, differenti.

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Origini. È questo il tempio in cui Dj Shocca consacra 60 Hz II. Il progetto è un restauro pregiato, maneggiato con la dovuta cautela ed abilità intrinseche.

Il talento di Shocca è uno studio meticoloso che fa l’amore con l’istinto primordiale. Le competenze e il sano spirito selvaggio, si fondono in un mix esplosivo.

I sample, le atmosfere soul, jazz, l’ambientazione retrò; Dj Shocca sale sull’olimpo del rap italiano e rimembra il significato. L’hip hop, è molto più che industria, discografia, numeri, risultati, denaro.

L’hip hop è dedizione, energia vitale che sgorga dai recessi più intimi dei pionieri. Dj Shocca, conosce il diktat e ha il coraggio di esporsi nel mood più randagio.

L’epoca dei social e dell’apparenza, ha allontanato il rap italiano da alcuni valori fondamentali e il lavoro certosino di Shocca, rende giustizia a quelle virtù imprescindibili.

60 Hz II è la qualità che entra nel campo da gioco della quantità, ma non si lascia influenzare e, anzi, detta le sue regole. In tal senso, Dj Shocca, è riuscito a superare la sfida perché non si è concesso il lusso di adeguarsi.

Nelle strumentali di Shocca, 60 Hz II, venera il suo mito, ciò che lo ha procreato e concepito. E lo fa con la stessa passione e disciplina di 21 anni fa. Chapeau.

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