Pavia, 19 ottobre 2024 – Gianmarco Fagà, il trapper noto come Traffik, è stato condannato a 3 anni e un mese di reclusione per maltrattamenti nei confronti di Jordan Tinti, conosciuto come Jordan Jeffrey Baby. Il verdetto è stato emesso oggi dal Tribunale di Pavia, che ha anche stabilito un risarcimento di 20mila euro in favore del padre di Jordan per i danni subiti. La condanna arriva diversi mesi dopo la tragica scomparsa di Jordan, trovato morto nella sua cella nel carcere di Torre del Gallo, Pavia, lo scorso 12 marzo.
La morte di Jordan Tinti: un caso che scuote il sistema penitenziario
Jordan Tinti, 26 anni, stava scontando una condanna per rapina quando è stato trovato privo di vita nella sua cella. La sua morte ha sollevato interrogativi sulle condizioni di detenzione e ha acceso i riflettori sulle presunte violenze fisiche e psicologiche che il giovane trapper aveva denunciato più volte nei mesi precedenti. La Procura di Pavia ha avviato un’indagine per fare luce sulle circostanze del decesso, esplorando la possibilità che il suicidio sia stato il tragico epilogo di un lungo periodo di maltrattamenti subiti in carcere.
L’avvocato della famiglia: “Finalmente qualcuno ha creduto a Jordan”
Federico Edoardo Pisani, legale di parte civile e rappresentante della famiglia Tinti, ha commentato con sollievo il verdetto: “Finalmente qualcuno ha creduto a Jordan. Spero che ora possa trovare pace”. Pisani ha sottolineato le difficoltà del processo, durante il quale alcune testimonianze sono state giudicate inverosimili, ma il quadro indiziario presentato è stato ritenuto sufficientemente solido dal Tribunale per condannare Fagà.
Il padre di Jordan, commosso e profondamente toccato dalla sentenza, ha preferito non partecipare fisicamente all’udienza per evitare di essere sopraffatto dalle emozioni, ma è rimasto in contatto telefonico durante il pronunciamento del verdetto.
Ricorso in appello e nuove indagini
L’avvocato difensore di Fagà, Giuseppe Rossodivita, ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, contestando la sentenza. Secondo Rossodivita, la Corte di Cassazione non equipara i maltrattamenti avvenuti in contesti carcerari a quelli familiari, suggerendo che il caso potrebbe essere rivalutato in base a giurisprudenza precedente. Tuttavia, Pisani ha ribattuto che la sentenza si basa su fatti concreti emersi nel corso del processo e non su precedenti giuridici.
In parallelo, l’avvocato Pisani ha richiesto l’apertura di ulteriori indagini su un presunto episodio di violenza sessuale che Jordan avrebbe subito in carcere. Una testimonianza chiave, fornita da un operatore del carcere, ha indicato che il controllo sulle celle non era adeguato, aprendo così un nuovo filone investigativo che potrebbe gettare ulteriore luce sulle condizioni di detenzione di Jordan.
Un caso emblematico per il sistema penitenziario italiano
La condanna di Traffik e le indagini in corso rappresentano un punto di svolta per il sistema penitenziario italiano, dove le condizioni di detenzione dei soggetti vulnerabili, in particolare quelli con problematiche psichiatriche come Jordan, sono state più volte messe in discussione. Questo caso, con le sue implicazioni giudiziarie e umane, continuerà a far discutere e a mettere in evidenza le carenze del sistema.
Jordan Jeffrey Baby era una figura controversa ma anche molto amata nella scena trap italiana. La sua vita, segnata da difficoltà personali e lotte interiori, ha trovato fine tragicamente, ma il suo ricordo e la sua musica continuano a vivere nei cuori di chi lo seguiva.