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Maschilismo tossico: la triste realtà del rap italiano

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Il maschilismo tossico nel rap italiano è un tema che tiene banco da anni, e vede due fazioni scontrarsi costantemente. Da un lato, vi sono i rapper “colpevoli” di enfatizzare l’oggettivizzazione della figura femminile, attraverso dei brani densi di frasi misogine e denigratorie nei confronti dell’universo femminile.

La maschera machista indossata da tanti rapper e trapper italiani, viene condensata in delle strofe dal taglio spesso riprovevole.

D’altro canto, alcuni artisti, artiste, un certo tipo di critica (musicale e non) ed una fetta di non fruitori dell’industria musicale che riguarda il rap italiano, hanno aspramente disapprovato il modus operandi messo in atto da tanti rapper e/o trapper italiani nei propri testi.

Citare qualche estratto di tali comportamenti – oltre che riduttivo, risulta palesemente inutile nel contesto globale di questo specifico articolo – .

Il punto focale dell’approfondimento, non è accusare questo o quel trapper, quanto piuttosto evidenziare la totale assenza di empatia e di intelligenza emozionale da parte di uomini che si sentono forti mentre utilizzano atteggiamenti prevaricanti e pseudo violenti.

Il rap e la trap italiana, sono estremamente influenzati dalla condotta oscena, lasciva, volgare e porno dei protagonisti che rappresentano il movimento.

Il condizionamento è esteso. Il pubblico assimila e si rivede nelle espressioni verbali dei beniamini che idolatra. Gli idoli creano tendenze.

Le mode, da sempre, catalizzano un fascino perverso. Marketing e pubblicità, si fondano sullo stesso principio psicologico scaturito dai videogiochi, dalla televisione e dalla musica. Chi afferma il contrario – consapevolmente o no – sta mentendo.

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Il fondamento su cui si basano i mass media, è la pressione inconscia, unita al parassitismo interiore. Un adolescente, mentre ascolta il proprio trapper preferito che si vanta di scopare puttane e troie a destra e a manca, darà per scontato che quello sia un modello vincente da perseguire, e si sentirà legittimato a trattare delle sue coetanee allo stesso modo.

In molte occasioni, i rapper e i trapper, tendono a deresponsabilizzare se stessi, ponendo l’accento sulla spettacolarizzazione, l’intrattenimento e sull’educazione, che andrebbe gestita dalle scuole e dai genitori. Nulla di più paraculo.

Un rapper/trapper, è un soggetto esposto, che non può minimamente sottrarsi al ruolo che interpreta. Un artista che dichiara di non porre la giusta attenzione alle parole che pronuncia banalizza l’arte e la creatività, rendendo il rap e/o la trap, un puro cinema atto a diseducare ed improntato su dei valori fallaci, poco costruttivi.

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Attenzione: chi scrive, non sta chiedendo agli artisti del rap game italiano, di provare ad essere dei riformatori sociali. Molti, non ne avrebbero le capacità. Un buon 70% non ha una mente adeguata, in grado di affrontare e gestire determinati discorsi.

Per cui, lungi da me pretendere contenuti altisonanti da chi non ha gli strumenti per elevare il proprio standard energetico e settare la sua esistenza su parametri che esulano leggermente meno dall’aspetto puramente materiale.

Ma qual è il motivo che spinge i rapper e/o i trapper ad estremizzare ed essere così ridondanti rispetto alle tematiche proposte? Proviamo a fornire delle risposte concrete.

Recipienti vuoti per contenitori avulsi di contenuto

L’oggettivizzazione della donna è un must della mentalità occidentale (oramai ampiamente diffusa anche in Oriente), propinato dal potere dominante. Da tempi immemori, il ruolo della donna, è stato relegato ad una pura funzione procreatrice.

Nella società umana a noi conosciuta, le donne, sono state maltrattate, schiavizzate, considerate come un mero supporto per la figura maschile.

L’indipendenza femminile, ha sempre spaventato l’uomo. Il maschio, ha creato una spessa armatura che lo ha portato a considerarsi “superiore”, rispetto all’universo femminile.

Sensibilità, empatia, amorevolezza, sono tratti che spesso, vengono identificati come debolezze. L’asfissia della chiesa – improntata su un’ossessione per la castità – ha contribuito a considerare il sesso estremo una forma di ribellione estesa, piuttosto che una deriva da condividere esclusivamente in intimità.

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Non è un caso che in Occidente, il Kāma Sūtra – uno dei testi chiave sulle potenzialità della sfera sessuale – sia stato completamente frainteso e relegato a mera barzelletta porno.

La donna, ha dovuto vivere di pregiudizi, e si è scontrata con una società maschilista e fortemente disadattata nei confronti dell’universo femmineo. Un rapper/trapper che sceglie di enfatizzare determinati temi, si sta automaticamente guardando allo specchio.

Il Matrix sociale è un virus che penetra i sensi, riduce la fiamma della volontà e invita all’omologazione. L’occidente venera recipienti vuoti per contenitori avulsi di contenuto. Depotenziare le donne, renderle un puro strumento per il soddisfacimento sessuale, è sintomo di una decadenza culturale sempre più evidente.

Il degrado dell’intelligenza emotiva, riflette a pieno ciò che si constata in tanti testi dei rapper e/o trapper italiani.  L’80% degli artisti misogini che propagano l’ oggettivazione delle donne, intrattiene relazioni stabili con il sesso femminile  (casi eclatanti sono quelli di Geolier e Valeria, o Nerissima Serpe e Giulia). 

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La domanda sorge lecita e spontanea; questi artisti, non si sentono ridicoli a millantare falsità? E soprattutto: le mamme, le sorelle, le amiche e le fidanzate di questi soggetti, come fanno ad accontentarsi di una vetrina così esposta, in cambio di uno smembramento totale dell’identità che rappresentano?

Fortunatamente, anche in Italia, esistono delle eccezioni permeate da veri artisti/e che concepiscono le donne come esseri speciali, e fondamentali per l’evoluzione del pianeta.

Le ancelle del patriarcato e le kunoichi dell’ hip hop

Le ancelle del patriarcato, sono quelle donne che pur di essere accettate ed esporsi a livello mediatico, accettano il compromesso maschilista e denigratorio.

Esempio di ancelle del patriarcato, sono le olgettine, le escort di alto rango – e nel caso specifico del rap italiano – tutte quelle presenze femminili che mettono in vendita il proprio corpo, posando in atteggiamenti servili nei confronti degli uomini.

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Le artiste che giustificano determinati comportamenti, o le comparse di molti video del rap italiano, sono ancelle del patriarcato, donne che scelgono di prostrarsi ed essere considerate esclusivamente come merce di scambio.

Ad opporsi a questa situazione catastrofica, vi sono delle rapper estremamente dedite alla causa femminista. In Italia, artiste come Ellie Cottino, Alda, Lina Simons, si battono costantemente per opporsi al maschilismo tossico preminente nel rap italiano.

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Conclusioni

A questo punto, è giusto chiedersi quale sarebbe la soluzione più adeguata per contrastare il fenomeno del maschilismo tossico nel rap italiano. La risposta è semplice, quanto scontata, e risiede nell’ elevazione individuale. Nessuna censura o attaccamento mediatico morboso da parte di istituzioni fittizie, può risolvere la problematica.

La chiave, come al solito, è celata nella coscienza personale. Se i rapper e i trapper misogini, non crescono interiormente, difficilmente, avverrà un netto cambiamento nella predisposizione all’ oggettivazione femminile.

Chiudiamo affermando che le etichette – così come l’industria discografica – hanno interesse nel condizionare la massa. Molto spesso, le Major rifiniscono delle catene dorate, dettate da contratti milionari.

Nel momento in cui un rapper/trapper X, firma un contratto vincolante ove si specifica che ha l’obbligo di promuovere determinate immagini e contenuti in cambio di ingenti somme di denaro, la trappola scatta automaticamente. Ma questa, d’altronde, è solo una storia inventata da complottisti sfigati come me.