È un risveglio inaspettato per i fan di Marracash. Alle 7 del mattino, il rapper milanese ha pubblicato il suo settimo album in studio, “È finita la pace”. Un progetto che chiude il cerchio della trilogia iniziata con “Persona” e “Noi, loro, gli altri”, confermandolo ancora una volta come una delle voci più autorevoli e innovative della scena musicale italiana.
In conferenza stampa, Marracash ha raccontato il percorso che lo ha portato alla creazione di questo nuovo lavoro, descrivendolo come una vera e propria catarsi personale. “Questo è l’ultimo tassello del mio percorso personale. Ho cercato una nuova voce, ma anche di scoprire me stesso. Questo disco è un tentativo di sciogliere i nodi, sia miei che quelli del mondo che ci circonda”.
Un album nato dalla crisi personale e dal mondo in subbuglio
L’artista ha rivelato di aver vissuto un momento difficile dopo il tour di Marrageddon, un episodio che ha definito come un vero e proprio “burn out”. “Mi sono trovato a chiedermi: ‘Adesso che faccio?’. Mi sono chiuso in una bolla, lontano dalle interferenze esterne, per dare voce al mio malessere e a quello collettivo. Viviamo in un mondo che sembra una polveriera, con guerre e sconvolgimenti ovunque. I giovani sono intrappolati in una società che li valuta solo attraverso numeri e performance”, ha aggiunto.
La bolla come simbolo e metafora
La scelta della bolla come immagine di copertina non è casuale. Marracash l’ha definita “una metafora di isolamento, ma anche di protezione. Questo disco è una bolla di cinquanta minuti, un’esperienza immersiva e lontana dalle logiche di marketing”. L’artista non ha risparmiato critiche alla musica italiana contemporanea, descrivendola come “poco interessante e piatta, spesso creata seguendo gli algoritmi e non l’ispirazione”.
Un’opera ricca di riferimenti e collaborazioni artistiche
“È finita la pace” è un album ricco di riferimenti musicali e culturali. La produzione è affidata ai fidati Marz e Zef, mentre Marracash si è occupato personalmente di tutti i testi. Tra i sample utilizzati spiccano capolavori come “Firenze (Canzone Triste)” di Ivan Graziani, “Uomini Soli” dei Pooh, brani di Giacomo Puccini tratti da “Madama Butterfly” e una traccia di BLUEM.
I tredici brani che compongono l’album segnano un nuovo capitolo nel percorso artistico del rapper. Tra questi, “Gli sbandati hanno perso” si distingue per la sperimentazione sonora e per un testo ispirato al celebre film “Il Grande Lebowski” dei fratelli Coen. La title track, invece, colpisce per il ritornello trascinante, che campiona “Firenze (Canzone Triste)” di Ivan Graziani.
Un’analisi dei brani più significativi
- Power Soap: il brano d’apertura è un manifesto che unisce ironia e critica sociale.
- Detox/Rehab: una riflessione intima sul bisogno di pausa e isolamento, in cui Marracash racconta il periodo di disintossicazione dalle influenze negative e dai social.
- Lei: una traccia energica che rappresenta la chiusura ideale del discorso iniziato con “Persona”.
Un futuro nei grandi stadi italiani
Con la pubblicazione di “È finita la pace”, Marracash si prepara a un nuovo traguardo: nel 2025 sarà il primo rapper italiano a intraprendere un tour negli stadi, prodotto da Friends & Partners. L’evento, intitolato Marra Stadi25, porterà l’artista da Milano a Messina, consolidando ulteriormente il suo ruolo di innovatore nel panorama musicale nazionale.
“Sciolgo i miei nodi con questo disco”, ha dichiarato Marracash. E con “È finita la pace”, sembra aver trovato non solo una nuova voce, ma anche una nuova pace, più consapevole e autentica.
Il nuovo album di Marracash: una sberla necessaria per l’Italia
È finita la pace è un album che non ha mezze misure. Marracash torna a scuotere la scena musicale italiana, offrendo uno spaccato del rap e della società attuale. “Esplorare le possibilità, non rinchiudersi nelle certezze”: questo è il messaggio principale che il rapper milanese trasmette attraverso un disco politico e provocatorio.
Con tracce come Crash, Gli sbandati hanno perso e È finita la pace, Marracash affronta temi cruciali come il malessere sociale, la crisi politica e l’inquietudine generazionale. La critica si estende anche al panorama musicale italiano, descritto come autoreferenziale e sterile.
Ma il disco non si limita alla denuncia: offre anche una riflessione sul valore dell’arte e della cultura come strumenti per rompere le bolle che ci imprigionano. La musica, orchestrata magistralmente da Marz e Zef, accompagna testi intensi e profondi, rendendo È finita la pace un capolavoro che merita di essere ascoltato e compreso. Marracash dimostra ancora una volta di essere il King del rap italiano, capace di dettare le regole e aprire nuove strade per il futuro del genere.