Con Frammenti di Me, Elinel non solo lancia un EP che segna il suo percorso artistico, ma costruisce anche un’immagine visiva potente e personale.
Elinel, libero dai vincoli di etichette e collettivi, si esprime senza filtri, esplorando la musica come linguaggio emotivo e visivo.
La copertina di Elinel, dove la Terra si sgretola mentre gli altri pianeti restano intatti, è solo uno dei tanti simboli di un artista che non ha paura di mostrarsi vulnerabile, rivelando ogni frammento della sua identità.
In un’intervista esclusiva, Elinel ci racconta del suo controllo crescente sulla parte visiva del suo progetto, delle sfide nell’essere indipendente, e del suo rifiuto di seguire la corrente, scegliendo invece di rimanere fedele alla sua arte.
Un viaggio che va oltre la musica, affrontando anche le contraddizioni di un rap che spesso cerca di omologarsi, ma che Elinel, con la sua coerenza e autenticità, rifiuta.
La copertina di Frammenti di Me è potente Elinel: la Terra che si sgretola mentre gli altri pianeti restano intatti. Che metafora c’è dietro?
C’è la metafora di me, paragonato alla Terra, sgretolata per ogni singolo frammento fino a far vedere il nucleo. Quindi sono io che mi mostro fino in fondo, perdendo quell’estetica perfetta che hanno gli altri pianeti che rimangono intatti. Gli altri pianeti sono quei “colleghi” che preferiscono l’apparenza e l’estetica del personaggio, ma a conti fatti a me non interessa, perché parliamo di musica, di emozioni, di vibrazioni. La musica si può ascoltare ad occhi chiusi e ti trasmette comunque quello che deve. Non sapevo come rappresentare al meglio questo significato se non così. Comunque ognuno mostra quello che ha. Io per adesso ho tanto dentro, forse un giorno mi ricomporrò anche io, chi lo sa.
Nel video di “Ancora in Piedi” ci sono immagini forti ma essenziali. Quanto controllo hai sulla parte visiva del tuo progetto?
Guarda, in realtà non sono un fanatico dei video o delle foto, per me conta quello che si dice. Quindi il campo visivo, come immaginario collegato all’artista, è essenziale solo nel momento in cui si comincia ad essere un vero e proprio personaggio. Però nell’ultimo periodo ho cominciato a curare anche questa parte, cioè l’immaginario di me come artista. Nel video volevamo un posto che fosse iconico a livello di rap. Infatti, una location è dove fanno l’ateneo a Roma, e volevamo un qualcosa di iconico a livello italiano. Nello sfondo dell’altra location c’è il Colosseo. Comunque, ad oggi ho un maggiore controllo della parte visiva, che sia un video, una foto, una copertina o qualsiasi cosa legata a me come artista.
Elinel usi molto la metafora anche nei testi. Vedi la musica come un linguaggio più visivo o più emotivo?
La musica è un linguaggio che racchiude entrambi. Nel senso che può essere molto emotiva, trasmettere letteralmente delle emozioni: tristezza, rabbia, ironia, delusione e tante altre emozioni. Però, allo stesso tempo, riesce a creare, se ascoltata bene, delle vere e proprie immagini in testa. E ovviamente, se scritta bene, io le cose le vedo di pari passo, perché con una stessa frase si può creare un immaginario e allo stesso tempo trasmettere l’emozione voluta. Poi certo, dipende tanto dall’ascoltatore, non tutti percepiscono le cose allo stesso modo, non tutti comprendono le stesse cose, però per me la musica può trasmettere benissimo in entrambi i modi nello stesso identico momento.
Elinel, quanto conta oggi, per un artista indipendente, avere una propria estetica riconoscibile?
Beh, io credo che conti parecchio. Il mercato è saturo, ci sono diecimila ragazzi che fanno rap e trap. Se poi non hai qualcosa che quando arrivi ti distingue, resti nell’anonimato, come mi è successo per anni. Però è ovvio che non deve mai prendere il sopravvento. La cosa riconoscibile in primis deve essere il tuo modo di fare musica, quindi la scrittura e quant’altro. Poi entra in gioco l’estetica riconoscibile. Ad oggi posso dire con fierezza che comincio ad andare nei posti e la gente mi fissa, perché sanno chi sono. Ovviamente non 50 mila persone, ahahhahaha, però succede. Questo è perché comincio ad avere una riconoscibilità musicale e anche estetica. Quindi a conti fatti è importante, ma non deve mai venire prima dell’arte in sé.

Ti sei mai sentito “fuori target” per come comunichi Elinel?
Sì, in realtà mi ci sento ancora un po’. Se analizzo la globalità della musica rap emergente di oggi, mi sento molto fuori target. Però sinceramente, sti cazzi. Io penso che ognuno debba comunicare come vuole e cercare di esprimersi al meglio, secondo le proprie esigenze e i propri pensieri, senza stare a pensare a quello che fanno gli altri, alle sonorità altrui oppure a cosa dicono. Alla fine, forse è meglio essere fuori target e passare come unico, che omologarsi a tutto quello che ti rifila l’industria musicale, accodarcisi e fare canzoni che poi saranno solo un tassello in più del dimenticatoio musicale. Quindi la risposta è sì, mi sento fuori target, però non me ne frega un cazzo, ahahhahahahahahha.
Che tipo di feedback ti arrivano dai fan sui tuoi video e cover Elinel?
I feedback sono sempre positivi. Certo, non sono milioni, ma sono sempre positivi. Rimangono colpiti per la scrittura, mi paragonano ad altri rapper più anziani che sono forti. Mi arrivano messaggi, soprattutto nei DM di Instagram, che sono sempre positivi, dove si rispecchiano oppure mi chiedono come mi vengono in mente alcune rime. Ho anche molte props da parte di altri ragazzi rapper che mi stimano. Diciamo che molto di più negli ultimi anni, quando la gente ha cominciato ad accorgersi di me. E questa cosa mi gratifica molto. Significa che, comunque, anche rimanendo ancorato alla vecchia scuola come scrittura, la gente ancora apprezza i testi impegnativi.
Hai qualche regista o autore visivo che ti ispira Elinel?
Sinceramente non ho un regista o autore in particolare che mi ispira nella scrittura, però mi piace prendere spunto molto dai film. Alcune scene che mi rimangono le riscrivo, perché comunque con la scrittura si può creare immaginario. Perciò si può vedere una scena e riscriverla a modo proprio. Poi ci sono molti film che mi hanno dato delle impronte, che mi sono rimasti dentro perché mi ci sono affezionato e che ogni tanto metto nei testi. Per esempio, un film citato nell’EP è Donnie Darko. Però sono più del parere di scrivere delle cose proprie, perché va bene prendere spunto, però soprattutto un rapper dovrebbe creare una scrittura tutta sua. È anche quello che ti rende unico.








