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Sadhu, il rapper che unisce spiritualità ed esoterismo. L’intervista

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Sadhu

Sadhu è un rapper nato in Italia circa una trentina di anni fa, che durante le superiori, tra la visione di teorie del complotto, ascolto di musica rap e hip hop – sia americano che italiano – e la lettura  di autori esoterici, occulti , lascia risvegliare dentro la sua anima, quella voglia di conoscere meglio se stesso e il mondo, la Matrix.

Sadhu, passa un periodo della sua vita effettuando molti viaggi tra Europa ed Asia. Nel frattempo, con l’ avvento e l’evoluzione dell’ intelligenza artificiale, decide di creare il suo artista digitale, ispirato dall’ idea di Timbaland.

Spontaneamente, l’artista crea il suo avatar , Sadhu , con il quale può finalmente fondere le sue più grandi passioni: le teorie del complotto, l’esoterismo e il rap in un’unica visione.

Ho avuto il piacere di intervistare Sadhu per la mia rubrica esoterica. L’occasione si è rivelata propizia per approfondire tutta una serie di tematiche estremamente intriganti.

Ciao Sadhu e benvenuto! La tua musica focalizzata sul risveglio della coscienza, attinge direttamente dalla cultura Zen e dai Maestri spirituali. Chi sono le tue guide in tal senso, anche musicalmente parlando?

Si, ci sono molti concetti a me fedeli, la scelta del nome e la mia immagine per presentarmi al pubblico, non è casuale. È direttamente collegata all’induismo.

Il Sadhu è quella figura che rinuncia a tutto, e tramite la meditazione, cerca l’ illuminazione. È un simbolo potente anche per gli occidentali, la classica figura mistica.

Non mi ispiro a nessun personaggio in particolare: è più la concezione mistica del processo. Musicalmente, invece, come figure di riferimento mi ispiro un po’ a tutta la scena italiana, in particolar modo a Fibra, Salmo, Marracash, Noyz.

Confucio affermava che il mondo è governato da segni e simboli. Il business musicale, si serve di questi elementi per parassitare il pubblico. Ti chiedo: come mai i fruitori si lasciano condizionare così facilmente?

È inevitabile, la musica è un ottimo mezzo di programmazione del subconscio. L’industria conosce bene come farlo, e puoi solo istruire te stesso per riconoscerlo, ma non puoi sottrarti al messaggio veicolato. Per forza di cose, il pubblico viene condizionato, e il più delle volte a livello subliminale.

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Il potere dominante sfrutta i mass media per propinare i suoi burattini alla massa. Gli artisti, spesso, si adeguano e non osano. Il tanto chiacchierato patto col diavolo per te cosa rappresenta? Esiste davvero?

Robert Johnson è la leggenda che ha ispirato in ambito musicale il famoso patto col diavolo. Bob Dylan, lo ha dichiarato apertamente in un’intervista famosa . A mio parere, è una metafora per creare mistero, e giustificare il talento di tanti artisti.

Tu crei rap per elevare l’anima e strutturare la mente – affinché sia serva e non dominatrice – . I rapper spesso affermano che non sono responsabili dei comportamenti degli ascoltatori. Come valuti questa visione?

Credo che i rapper dovrebbero prendersi le proprie responsabilità, l’influenza è imprescindibile. Ricollegandomi alla domanda precedente, per esempio, Goethe nel Faust ( altro personaggio letterario legato al patto con il diavolo ), afferma: “tratta le persone come se fossero ciò che dovrebbero essere, e le aiuterai a diventare ciò che sono capaci di essere.”

Per questo motivo, ho scelto di fare rap: per elevare le coscienze. Chi è destinato a svegliarsi ed elevarsi, probabilmente con questo mezzo, presto lo farà.

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Machismo e maschilismo tossico vengono perpetrati nel rap game italiano. La maschera sociale, favorisce il proliferare di queste tematiche. Artisticamente parlando, l’universo femminile dovrebbe ribellarsi maggiormente a questo stato di cose?

In qualche modo una ribellione esiste già, mimica e speculare. In America, rapper donne come Cardi B , Nicky, ecc. In Italia, abbiamo per esempio Anna , che usa forme di linguaggio simili e speculari a quelle maschili, esaltando il mondo femminile in modo ” machistico” ( passatemi il termine).

Guardando la questione dal punto di vista dell’alchimia spirituale, Rebis l’androgino è l’ unione spirituale del maschile e il femminile. È il completamento della Magnus Opera. Non saprei, personalmente, mi sembra di alimentare la divisione, il conflitto. L’unione è la chiave.

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Sadhu, il Matrix musicale crea catene illusorie fatte di gerarchie e status sociali. Quanto sono liberi gli artisti, e quanto schiavi delle etichette?

Gli artisti, sono completamente schiavi delle etichette. Non mi è mai capitato di vedere un dipendente comandare sul datore di lavoro. Esistono rari casi di artisti che fondando la propria etichetta, ma come il politico che promette, promette, promette…una volta che sei nel sistema, devi per forza assoggettarti all’agenda.

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Nella mia rubrica esoterica, affermo che esiste una società iniziatica denominata Rosa Rossa che gestisce il business musicale. La considero responsabile degli omicidi di Rino Gaetano e De Andrè. Conosci il riferimento? Cosa ne pensi? Credi che sia puro complottismo?

Non ero a conoscenza di questo ” complotto “. Il fatto che esiste una lobby in ogni ramo importante dell’industria, è assodato. Nell’ ambito musicale è sicuramente così.

Non ho abbastanza elementi per esprimermi su questo argomento, mi informerò di più! Trovo la cosa molto interessante e potrebbe fungere da spunto per una prossima canzone.

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L’Italia non è pronta per l’hip hop. La cultura black non ci appartiene, e la trap ha letteralmente diffuso il concetto di elitarismo musicale legato al rap game. La colpa maggiore è dell’industria, il pubblico o degli artisti?

La colpa è di tutti questi 3 elementi in egual misura. Delle etichette che promuovono messaggi tramite gli artisti, i quali  fomentano ed esagerano il messaggio. Il pubblico, tramite il denaro, alimenta le etichette, che in questo modo, hanno nuove risorse per perpetrare il sistema, ed è un sistema chiuso a mio avviso.

Da artista indipendente, mi sento ” libero” di esprimermi come meglio credo, e trattare i temi che più mi interessano. Tutto è vanità, ma se non lo fai per la fama o per il successo, non sei in vendita.

Sadhu, sentiti libero di lanciare un messaggio ben preciso ai nostri lettori, nella forma che più ritieni opportuno. 

Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarti di questa intervista, mi ha sorpreso positivamente questo interesse, e saluto e ringrazio l’ amico Klod Nagal del canale Operation Moksha, per aver scelto una mia canzone come sua sigla.

Premetto che ho scelto il rap come forma comunicativa perché si rivolge ai giovani, al futuro, il nostro futuro. A chiunque leggesse questa intervista, ho un solo consiglio: conosci te stesso.

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