Home Interviste Moder, rintocchi d’intimità battono Poco dopo mezzanotte. L’intervista

Moder, rintocchi d’intimità battono Poco dopo mezzanotte. L’intervista

15
0
Moder

Moder torna nel game con Poco dopo mezzanotte, album di inediti composto da 16 brani che vede la partecipazione di Willie Peyote, Jack The Smoker, Claver Gold, Tormento, Dutch Nazari, Frank Siciliano, Adriana, Ugo Crepa, Arianna Pasini e Ilaria Tampieri.

Alle macchine troviamo  Duna, SuperApe, KD-ONE, Tony Lattuga, Maclam, Gourmet Beats, Sinapsy, Nicola Peruch e Opez. Poco dopo mezzanotte è un album intimo e come evocato dal titolo, estremamente notturno.

L’artista lo ha presentato attraverso queste precise dichiarazioni: “Questo disco è molto cinematografico, nel senso che, per quanto sia molto vario musicalmente, dal primo giorno in cui ho iniziato a lavorarci mi è stata subito molto chiara la ‘sceneggiatura’.

Inoltre mi sono ispirato al film del 2016 ‘Sette minuti dopo la mezzanotte’ diretto dallo spagnolo Juan Antonio Bayona, una sorta di favola per adulti con protagonista un bambino che deve affrontare la morte della madre, una prova terribile che lo porta a chiamare a sé un mostro per riuscire a dare un senso a tutto quel dolore: il mostro gli racconterà 3 storie e pretenderà una quarta storia in cambio della sua verità.

La scrittura è stata il mio mostro, l’ho chiamata ogni volta che non ce la facevo più e ogni notte mi ha raccontato una storia. Ho racchiuso queste storie nei miei 3 dischi, provando a cercare la mia verità”.

Ho avuto l’opportunità di intervistare Moder per farmi raccontare retroscena e chicche sull’album! Prima di passare al racconto, schiaccia play e goditi il viaggio!

Ciao Moder benvenuto e grazie! Poco dopo mezzanotte è il tuo nuovo album. Il titolo si riferisce ad un periodo particolare. La notte è il tuo spazio, il grembo in cui partorisci le tue creazioni artistiche?

Scrivo spesso di notte, è il momento in cui riesco a trovare strade secondarie nascoste alla luce. Per dirti, il titolo cita un film a cui sono molto legato, “7 minuti dopo la mezzanotte”, la storia di un adolescente che sta perdendo la madre ed evoca un mostro con l’immaginazione.

Il mostro ha il compito di aiutarlo a dare un senso a quel lutto imminente, ma anche di insegnargli a guardarsi dentro per riuscire a crescere. Dventare grandi spesso ti costringe a farti del male e devi imparare ad accettarlo.

Credo che il mio mostro sia stata la scrittura, un’ossessione che mi ha salvato dandomi un nome nuovo e un motivo per non perdermi. Credo che questo titolo racchiuda il senso del mio percorso solista da “8 dicembre” passando per “Ci sentiamo poi” fino ad ora. “Poco dopo mezzanotte” credo sia il mio disco più importante, non so cosa riserverà il futuro ma ringrazio quel mostro per avermi cresciuto.

Il taglio dell’album è molto introspettivo. Scrivere scavando nel profondo di te stesso è una catarsi positiva o un processo complesso e difficile?

Entrambe le cose, a volte con la penna sono arrivato a un centimetro dal farmi malissimo, altre volte mi sono liberato di un peso, non credo ci sia una risposta sola.

Personalmente non potevo affrontare questo disco in nessun altro modo, ho dato tutte le energie che avevo, portando al limite le mie capacità. Tutto quello che potevo fare è in questi 16 pezzi.

03-Moder-foto-di-Nicola-Baldazzi-verticale-684x1024 Moder, rintocchi d'intimità battono Poco dopo mezzanotte. L'intervista

Il tuo è un rap che si avvicina anche al cantautorato. A proposito dei cantautori italiani: esistono ancora secondo te o si è tutto edulcorato in un pop melenso fitto di autori?

Certo che esistono. Credo tra l’altro che il cantautorato abbia da sempre anime più leggere (che non vuol dire meno profonde) e altre più tormentate.

Il problema della musica italiana è che al pubblico piacciono le squadre: underground, mainstream, hit, flop… questo crea negli artisti paura di osare e di esprimersi, spero arrivi qualcuno a incendiare queste cazzate. Detto questo riguardo ai cantautori consiglio a tutti Giacomo Toni, Margherita Vicario, Arianna Pasini e Giovanni Succi.

Una della frasi più impattanti dell’ album è:” voi scodinzolate per i vostri spettatori: su tutta questa merda noi ci pisciamo sopra”. Gli artisti sono troppo intrappolati nelle dinamiche di mercato?

Vincere piace a tutti e oggi sembra l’unica cosa importante, più della musica stessa. Gli artisti IN PRIMIS, ma anche il pubblico, dovrebbero rifiutare questo giochino a ribasso, invece si sono fatti prendere dal ranking dei numeri, delle vittorie schiaccianti, dei team di serie A.

Oggi se sei emergente, senza investimenti non puoi accedere a certe cose e questo crea spesso frustrazione e l’ossessione di essere inadatti. La verità è che certe vette non sono per tutti, banalmente perché il mercato di serie A è in mano al massimo a 10 persone.

È il momento di costruire un’alternativa, serve una nuova consapevolezza per costruire percorsi indipendenti e riportare le persone a vivere serate incredibili senza trattarli come dei bancomat ambulanti. Io in primis voglio uscire da certe logiche: la salvezza la vedo nei live e nella condivisione fisica che la musica crea.

02-Moder-foto-di-Nicola-Baldazzi-orizzontale-1024x687 Moder, rintocchi d'intimità battono Poco dopo mezzanotte. L'intervista

Bologna era epicentro di un certo tipo di rap. Tu la racconti e la narri nell’album, ma rispetto alla musica come è mutata la città? Quali sono i pro e i contro della Bologna odierna rispetto all’hip hop?

Io la racconto da lontano, dalla provincia romagnola. Non ho mai abitato a Bologna ma mi ha forgiato, è una città viva e sempre accogliente che ha dato al movimento hip hop una casa, un linguaggio e lo spazio di cui aveva bisogno.

Citarla per me è un tributo e un ringraziamento per avermi accolto. Bologna e l’hip hop saranno sempre intrecciati e speriamo che questo abbraccio duri per sempre. Saluto tutta la scena bolognese: grazie regaz per tutto quello che fate.

In varie canzoni dell’album si affronta il tema della libertà. Credi che la ribellione individuale e collettiva sia ancora una precisa responsabilità del rap?

La ribellione non dovrebbe essere un tema solo dell’hip hop. Le proteste sul genocidio a Gaza dimostrano che la società ha bisogno di cambiamento.

L’hip hop, e il rap in particolare, sembra aver perso la voglia di schierarsi e mettere i piedi a terra, ovviamente non tutti. Moltissimi in realtà si schierano e combattono quotidianamente.

Credo che ognuno debba seguire la propria coscienza, ma su una questione voglio essere chiaro: le proteste e le lotte che hanno cambiato le cose sono SEMPRE state collettive.

Chi pensa di individualizzare la protesta con formule lessicali esclusive e poco aperte fa il gioco del potere che oggi fa rima con capitale: o si riparte insieme in tutti gli strati della società o non ci sarà né vittoria né cambiamento.

03-Moder-foto-di-Nicola-Baldazzi-orizzontale-1024x761 Moder, rintocchi d'intimità battono Poco dopo mezzanotte. L'intervista

Moder, ascoltando Collane ho subito apprezzato il fatto che hai inteso questi oggetti come una metafora d’unione, amicizia e fratellanza. Al contrario, nel rap italiano, spesso le collane sono simbolo di ostentazione e materialismo eccessivo. Hai voluto lanciare un segnale in questo senso o è stata solo una mia suggestione?

In quel pezzo le “collane” sono un’immagine per parlare delle parole, della scrittura. Le ostriche non sono consapevoli di portare in bocca una meraviglia così come chi scrive non è consapevole completamente di ciò che fa: lo fa e basta.

Le canzoni, una volta uscite, sono di chi ascolta e la mia speranza è che chi le attraversa abbia la voglia di raccogliere le perle che riesce a trovare per chiuderle in una collana da tenere dentro per poter aggrapparsi a quelle perle quando ce ne sarà bisogno.

20 Luglio 2001 Carlo Giuliani: vi fa onore avere omaggiato una vicenda così datata ed importante per registrare una critica sociale. È un brano nato dal cuore e dall’anima. L’etica è un valore che eleva la musica. Perché oggi viene così tanta bistrattata?

Torniamo al discorso di prima: ognuno fa i conti con la propria coscienza. Io quando vidi in tv Carlo a terra ne fui cambiato per sempre, in quel momento il potere ci disse chiaramente “ORA BASTA”.

Nessuno se ne accorse subito, ma da allora la storia del dissenso, dei diritti, della cultura in questo paese cambiò per sempre e non in meglio. Quei ragazzi avevano ragione su tutto ed erano avanti 20 anni, ma pagarono un prezzo inaccettabile: la sensazione che ho avuto è che quei ragazzi siano stati gli ultimi a sognare davvero in Italia. È ora di tornare a sognare, ma per farlo non possiamo scordarci di loro.

Moder-Poco-dopo-mezzanotte-copertina Moder, rintocchi d'intimità battono Poco dopo mezzanotte. L'intervista