Mas, classe ’98, è un rapper emergente della scena milanese. Mas mette al centro dei suoi testi il racconto della verità, esteriore e interiore, mescolandola a un sound dal richiamo volutamente vintage.
Il suo flow maturo, l’originalità dei suoi testi e il peso delle sue parole mi hanno incuriosita e spinta ad approfondire la sua arte e la sua persona. Scopriamolo insieme.
Ciao Mas, benvenuto! Ti definisci un rapper vintage. A cosa è dovuta questa scelta stilistica?
Non mi sento parte né della new school né dell’old school. Senza radici non siamo nulla, e la musica che faccio è frutto di tutte le influenze che mi hanno ispirato. Mi piace campionare, ascoltare mondi musicali passati e farli miei: creo un suono nuovo con un sapore rétro.
Tra i tuoi singoli, sono presenti diversi featuring con artisti che cantano in inglese mentre tu rappi in italiano. In che modo, secondo te, l’incontro tra lingue diverse arricchisce un brano?
L’incontro tra persone, in generale, arricchisce sempre. Ogni esperienza musicale o personale mi ha dato prospettive diverse. Sono cresciuto in un quartiere multiculturale di Milano, e questo mi ha permesso di collaborare naturalmente con artisti che vivono la mia stessa passione ma in un’altra lingua. È una fortuna, e presto usciranno nuove collaborazioni con artisti londinesi: non vedo l’ora.

Arbres Magique è il tuo ultimo singolo che celebra la tua unicità come artista, distaccandoti dalla figura del rapper ordinario. Quale pensi sia il tuo tratto artistico più distintivo? In che modo lo coltivi?
Il mio tratto distintivo è quello di allontanarmi dai cliché del rap. Cerco di trasmettere il 100% di me stesso. Racconto storie quotidiane, vicine a tutti, senza esaltare stili di vita lontani dalla realtà. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma far riflettere.
My Love è un inno all’amore senza barriere. Come si manifesta l’amore nella tua arte? Che significato ha per te l’amore nella musica?
Per me un percorso artistico vissuto con sincerità è un atto d’amore e di fede. Quattro anni fa ho lasciato la mia vecchia vita per dedicarmi alla musica: oggi faccio quello che mi piace, ho dovuto avere la forza di fare all in su me stesso e spero solo di crescere e vivere questa passione fino in fondo, ovunque mi porti.

In Cringe e Disperato affermi che siamo la generazione dell’ego e della costruzione. Come proteggi l’autenticità nella tua musica?
L’ego e il materialismo sono il dramma della nostra generazione. Io cerco di difendermi concentrandomi su valori diversi: l’esperienza, la crescita personale e tutte quelle cose che non si possono comprare. E questo si riflette inevitabilmente nella mia musica.
In Veleno parli dell’innocenza dei bambini in contrasto col veleno che si impara a bere quando si diventa adulti. Come stai vivendo questa transizione dall’infanzia all’età adulta?
Cerco di non farmi trascinare dal veleno, anche se non è semplice. Da bambini si gioca, da adulti non tutti rispettano le regole. Sto imparando a difendermi.

Nei tuoi due EP iniziali, Believe In Yourself e il relativo vol. 2, compaiono i temi dell’autostima e del credere in se stessi. Cosa significano per te questi valori? Quanto fa la differenza essere in grado di ascoltarsi e “usare la testa più degli altri” per un artista?
Sono fondamentali. Qualunque cosa tu faccia, devi essere il primo a credere in te stesso, perché gli altri non lo faranno per te. Avere fiducia in se stessi è una marcia in più: ti permette di affrontare difficoltà che sembrano impossibili. Per un artista sapersi ascoltare è essenziale. Sul palco porti le tue esperienze personali, frutto di un percorso interiore, e devi essere convinto: non tutti condivideranno ciò che dici, ma la forza sta proprio nell’autenticità.
Al momento, hai all’attivo due EP e diversi singoli. Che progetti hai in programma per il futuro? Verso quali sonorità e tematiche pensi di dirigerti?
Sto lavorando a tantissima musica, sia come artista che come producer. Da fine settembre fino a fine anno usciranno diversi singoli, già pronti. Per il nuovo anno voglio avvicinarmi a un sound più legato all’Italia: credo di non aver ancora trovato la mia identità sonora definitiva, ma ci sto lavorando. Ho avuto modo di realizzare anche un sogno nel cassetto ma non posso dire altro.








