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Ice Cube non guarda indietro: l’hip hop resta un campo di battaglia

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Ice Cube non entra in punta di piedi: apre il nuovo album Man Up con il singolo Before Hip Hop, un brano che suona come un manifesto. Con il suo ardore inconfondibile e una narrazione che non conosce compromessi, l’artista ribalta la retorica più diffusa e pigra: quella che vede l’hip hop come la radice di ogni male sociale.

La base alterna beat asciutti e taglienti a campionamenti dal respiro cupo, costruendo un’atmosfera tesa che amplifica il messaggio. È un inizio frontale, quasi didattico, che mette subito in chiaro la posta in gioco: la violenza e l’ingiustizia erano già lì, molto prima che arrivasse la musica a raccontarle.

Ice Cube ci stupisce con brani bomba

Poi arriva Freedumb, uno dei momenti più spiazzanti e riusciti. Il brano si apre con una scintilla di comicità – «Perché internet non funziona?» / «Perché non lavori tu?» – per poi trasformarsi in una critica feroce alla nostra dipendenza da tecnologia e intelligenza artificiale.

È l’ironia che si fa arma: Cube mette a nudo la fragilità di un’epoca iperconnessa, servendosi di un ritmo agile e contagioso che rende ancora più tagliente la sua osservazione.

Il tono cambia con It’s My Ego con i featuring di Scarface e Quake Matthews, un ritorno dal suo progetto precedente ma qui rielaborato in chiave più partecipativa. Cube lascia spazio a un verso inviato da un fan attraverso un concorso: un’idea che testimonia la volontà di mantenere aperto un dialogo diretto con la propria community.

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Ice Cube

È un gesto democratico, che arricchisce la traccia di un livello ulteriore, anche se non mancheranno gli ascoltatori pronti a discutere del valore del contributo.

Con Man Up, Ice Cube rifiuta con decisione il richiamo nostalgico. Preferisce guardare il presente dritto negli occhi, assumendo la posizione di un critico lucido e combattivo. Qui il microfono torna a essere la sua arma più fedele: scudo e spada al tempo stesso, mezzo di difesa e strumento di attacco.

Nel complesso, l’album si presenta come un corpo a corpo con la realtà. Niente formule preconfezionate, niente retorica vuota: solo la conferma che l’hip hop, nelle mani di Ice Cube, rimane un campo di battaglia vivo, capace di interrogare il mondo e, allo stesso tempo, di intrattenere. È un disco che suona come una sfida e come una promessa: l’hip hop non è la malattia, ma il termometro che misura la febbre della società.