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Sardegna, rap e resistenza: I Dr. Drer & CRC Posse

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Le posse: un fenomeno musicale tutto italiano sviluppatosi negli anni ‘90. Benché si sia sviluppato per solo un decennio ha reso possibile la personalizzazione della cultura hip-hop americana al substrato sociale underground del territorio italiano. Il termine posse ha molteplici significati: in latino la posse comitatus era un gruppo militare locale mentre nel gergo inglese posse identifica un gruppo di informale di persone o amici uniti da uno scopo comune.

Quando il senso di communitas incontra l’impegno politico.

La dimensione delle posse italiane riprende la volontà militante di un gruppo informale di persone che parlano della vita di strada, della politica nazionale e locale, delle categorie sociali emarginate e delle realtà locali. Il tono è quello di una denuncia sociale: il fine delle posse è quello di fornire informazione al di fuori dei sistemi di diffusione culturale mainstream e spesso i loro brani ed album venivano distribuiti con metodiche alternative a quelle delle etichette discografiche (caso emblematico è quello di Batti il tuo tempo di Onda Rossa Posse). Quando si tratta di questo tema si tende a focalizzarsi sui suoi esponenti maggiori come 99 Posse e Isola Posse All Star o si dà parecchia risonanza alle figure che ruotavano attorno ai centri sociali di Roma, Bologna, Milano e Napoli.

Dr. Drer & CRC Posse: la voce della Sardegna

Andando però oltre la superficie di questa corrente culturale si possono scoprire realtà nuove ed inedite come quella di Dr. Drer & CRC Posse. Al contrario di quanto si possa pensare in Sardegna esistono dagli anni ‘90 ai giorni nostri diversi centri sociali ed è proprio nella realtà di Cagliari un gruppo di giovani amici hanno deciso di creare una posse. Il progetto Dr. Drer & CRC Posse nasce quasi per gioco nel 1991 ma non per questo l’impegno sociale viene meno. Michele Atzori (Dr.Drer), il creatore della posse, insieme agli amici Mauro Mou (Mau) e Alessandro Pintus (Alex P.) hanno fatto dell’antimilitarismo e della valorizzazione e dell’indipendenza del territorio sardo una missione. Con loro hanno collaborato numerosi artisti della scena locale e sono stati capaci di unire influenze musicali molto variegate fra loro: rap, raggamuffin, musica tradizionale sarda, world music, rock.

Se pensi che il fenomeno delle posse sia completamente morto e sepolto Dr. Drer & CRC Posse sono una realtà ancora attiva nella produzione musicale ed anche negli eventi live. Lo stesso Atzori porta avanti una politica di completa gratuità dei suoi eventi musicali perché lui stesso ammette che l’arte debba essere un bene di tutti. Sono diventati uno dei gruppi di riferimento nella scena musicale sarda e partecipano a numerose attività sociali per il ripristino delle aree naturali, contro lo sfruttamento energetico, per la resistenza della cultura e lingua sarda e contro il fenomeno dell’atlantismo. Non è un caso che utilizzino il bilinguismo italiano-sardo per cercare di veicolare i loro messaggi nel modo più chiaro e diretto possibile. Non sono solo una realtà locale ma hanno anche avuto risonanza a livello internazionale: hanno partecipato al LIET, Festival Europeo di Musica nelle Lingue Minoritarie nel 2009 in Olanda.

Analisi dei brani più significativi

Per capire meglio in che modo i Dr. Drer & CRC Posse affrontano la realtà controculturale sarda ho fatto affidamento ai brani Su Sardu Alfabetu, E la chiamano democrazia e In sa terra mia. Inoltre assocerò una teoria sociologica per ogni brano. In  Su Sardu Alfabetu si utilizza l’alfabeto, comune sia alla lingua italiana che a quella sarda, come mezzo di rivendicazione politica.

Dietro una filastrocca orecchiabile e adatta ad essere compresa da qualunque ceto sociale si nasconde la narrazione del popolo sardo che usa l’hip hop per riappropriarsi della propria lingua. Questa è quella che Hall definirebbe ri-significazione: prendere un elemento della cultura dominante (l’alfabeto che è un mezzo di veicolazione di una lingua di maggioranza, l’italiano) e darne un nuovo significato. In questo modo l’alfabeto sardo diventa un mezzo di lotta e resistenza operando una riappropriazione culturale. “Vorrei vedere bilinguismo nella mia città”. è un manifesto politico: la cultura sarda non solo esiste nelle sue specificità ma è anche un mezzo per vivere l’attualità attraverso nuovi linguaggi musicali (base hip-hop e metrica rap) e che resiste insieme alla cultura dominante (quella italiana).

E la chiamano democrazia è un brano di denuncia politica che cerca di sovvertire tutte le dinamiche di potere presenti: si occupa dei lavoratori precari e della continua delocalizzazione delle aziende “la pistola alla tempia è un gioco democratico / o accetti tutte le sue regole o lui sposta le sue aziende all’estero”, si ribella rispetto al clientelismo politico “c’è chi ripete sempre la parola famiglia / ma ti nega i contributi se sei sola e hai una figlia” e denuncia le politiche migratorie in Europa “un uomo che sta fuggendo da una guerra, da una strage e non ha un documento / ma l’Europa è una grande civiltà e lo rinchiude subito in un CPA”.

I Dr. Drer & CRC Posse si dimostrano essere gli intellettuali organici gramsciani: creano una contro-egemonia in cui i subalterni (gli emarginati sociali) trovano spazio per smascherare le dinamiche del potere dominante e cercano di trovare una dimensione alternativa. “Abbiamo un sogno che è mandare via tutti i baroni della tirannia” non è solo una promessa ma un atto di rivendicazione, un’ideale democratico radicale che ha un sapore utopico ma una realtà per cui la posse sarda si batte quotidianamente. In sa terra mia è un’immagine tradizionale della Sardegna, una terra viva non una cartolina turistica patinata. In questo brano altamente evocativo si uniscono la poesia sarda alle sonorità raggamuffin (una unione di raggae e rap).

Viene ben descritto il sentimento di communitas teorizzato da Victor Turner: nelle feste popolari non esiste più una differenza fra le varie classi sociali, come non esiste una distinzione netta fra i Dr.Drer & i CRC Posse nei loro concerti, vi è un senso di unione emotiva e possiede il potenziale per poter trasformare la società. “Muoviamoci tutti come un’unica folla/La musica e la festa, e noi i lavoratori/Si slega la commissione, si incazza il commerciante/Ma sei un mare che canta sempre in avanti/Cantando ‘Bella Ciao’ e ‘Sardegna è l’ora’”.

Dr. Drer & CRC Posse oggi

I Dr. Drer & CRC Posse dimostrano come il fenomeno delle posse non sia un fenomeno morto. Il senso di communitas è forte e non vive più solo nei centri sociali ma anche nelle piazze e nelle feste popolari. I loro eventi gratuiti, il loro attivismo sociale e politico sono il simbolo di una Sardegna che esiste e si trasforma in comunione con la propria tradizione. Ritengo altamente singolare come una realtà di controcultura (quella hip-hop) nella controcultura (quella sarda) sia riuscita a far ascoltare la sua voce al di fuori dei confini regionali e che resista più viva che mai dopo oltre 25 anni di carriera. Questa posse sarda ci ricorda che il rap può essere ancora un mezzo per parlare di società partendo dal popolo.