Kid Yugi è uno degli artisti più acclamati dal pubblico e dalla critica del rap italiano. L’artista, fin dai suoi esordi, ha mostrato una caratteristica estremamente peculiare: quella di rappresentare la nuova scena, attraverso una formula, che, nell’essenza, richiama l’old school.
Lo stile di Kid Yugi è serrato, fitto di rime e barre. Kid Yugi è un rapper che poteva porsi come un punto di rottura estremamente significativo per la scena rap italiana, ma da Quarto di Bue in poi, il suo percorso si è inevitabilmente scontrato con l’industria musicale.
Kid Yugi, ha sempre enfatizzato un certo tipo di immaginario dark, hardcore, oscuro, però, col tempo, le sue inclinazioni, si sono addentrate sempre più nel fenomeno della spettacolarizzazione demoniaca, accentuata da tutta una serie di mosse effettuate sulla scacchiera della discografia.
Il business, ha massicciamente influito sulle decisioni del rapper massafrese. Kid Yugi, non ha mostrato alcuna remora nell’esibirsi in video iniziatici-esoterici, o trattare temi di un certo tipo.
Tutti I Nomi Del Diavolo è il repack de I Nomi Del Diavolo, album che – aldilà delle dichiarazioni ufficiali – presenta un’ evidente dimostrazione di affiliazione a determinate cerchie di potere.
Tutti i Nomi del Diavolo è palesemente un’ iniziazione: Kid Yugi, senza pudore, mostra al pubblico cosa significa concepire un’opera ispirata a Belzebù.
Già nel video di Paganini, Kid Yugi, era in odore di investimento. Tutti i Nomi del Diavolo, si concede alla simbologia demoniaca, non solo nel titolo del disco, nei nomi dei brani, nei testi e nella cover, ma anche nei visual che l’artista ha pubblicato su YouTube.
Tra i più macabri, possiamo notare quello di 6SEI6, dove nei vari frame, un bambino si copre il volto con la carcassa di un animale scuoiato. Un altro video sconcertante è quello di Loki, filmato che ci mostra un altro bimbo intento a disegnare e colorare simboli espressamente satanici.
Accostare la purezza e l’innocenza dei bambini ad un occultismo deviato così evidente, è un aspetto che dovrebbe preoccupare, e non esaltare il fruitore.
Un piccolo focus lo merita il testo di Loki, canzone che descrive un rituale con sacrificio umano annesso. Loki è una divinità nordica raffigurante il genio del male. Kid Yugi, condensa tutta la sua vena artistica in un’opera totalmente a sfondo macabro.
I brani, non seguono il concept del titolo proposto, se non in episodi come Eva o Lilith, passaggi in cui Kid Yugi si sofferma su canzoni apparentemente romantiche.
La cover, sembra suggellare il patto tra un bambino e un’entità oscura (vestita appositamente di bianco perché richiama la purezza che sta per essere corrotta dal mondo in cui l’infante si sta inoltrando). Scorrendo la tracklist, ci si rende conto che Kid Yugi, ha ben più che idealizzato la figura del demonio.
L’archetipo proposto, va contestualizzato nei video propinati. In tanti, affermano che quella di Kid Yugi è arte. Se lo è, resta sicuramente un tipo di creatività che non scinde da concetti palesemente iniziatici.
Molti fan, hanno elogiato gli aspetti raccapriccianti dell’album e, probabilmente, la poca capacità d’interpretazione da parte del pubblico, rende possibile il proliferare di opere ritualistiche.
Se l’intento di Kid Yugi era quello di comporre un album in chiave horror/letterario ispirato alla figura del diavolo, non possiamo esimerci dall’affermare che la simbologia celata in Tutti I Nomi Del Diavolo, nasconde ben più di ciò che dimostra nel suo strato superficiale.
L’opera è un messaggio chiaro e diretto da propinare al pubblico mainstream. Le capacità liriche di Kid Yugi sono perfette per renderlo un modello attendibile e credibile di un certo tipo di rap inflazionato dall’ oscurantismo.
Nulla di nuovo nell’industria discografica, modello aziendale strettamente correlato ad un potere esoterico manovrato da business man esperti in condizionamento psichico. Kid Yugi è solo un altro tassello nel grande cerchio ipnotico del teatro occulto.
